Alimentazione e Calcoli Biliari

calcoli della cistifellea, così come quelli dei dotti biliari (del dotto cistico, del coledoco ma anche del dotto pancreatico), rappresentano i disturbi e/o la complicanza più frequenti delle vie biliari; inoltre, pare che (oltre ad una predisposizione individuale) sia l’insorgenza che la prevenzione delle recidive dipendano fortemente dall’alimentazione del soggetto.

Alimentazione Calcoli Biliari

Cosa bisogna sapere

In medicina, i calcoli biliari sono meglio conosciuti col termine di litiasi biliare; si stima che colpiscano il 6-10% della popolazione generale adulta con FREQUENZA QUASI DOPPIA NEL SESSO FEMMINILE rispetto a quello maschile, per un totale (in Italia) di circa 3.000.000 di persone. Si veda a tal proposito l’articolo relativo all’epidemiologia ed ai fattori di rischio per la comparsa di calcoli biliari.
I calcoli biliari non sono tutti uguali; prescindendo dalle differenze soggettive di dimensione e numerosità, è possibile distinguere DUE tipi principali di calcoli biliari:

  • A base di COLESTEROLO: 75-80% dei casi
  • A base mista o pigmentata: circa 20% (bilirubinati di calcio, carbonati e fosfati di calcio);

di questi, alcuni sono neri e tipici dei pazienti emolitici o cirrotici, mentre altri sono bruni e tipici delle malattie infettive dell’albero colecistico o delle parassitosi.

NB. Nei pazienti occidentali prevalgono i calcoli biliari a base di colesterolo. Questi dipendono SENSIBILMENTE dall’alimentazione e si formano in tre stadi:

  • Saturazione della bile
  • Nucleazione
  • Formazione

Alimentazione come Causa

Dieta e formazione dei calcoli biliari di colesterolo

I calcoli biliari a base di colesterolo si formano in seguito all’alterazione dell’equilibrio tra: COLESTEROLO BILIARE (fondamentale alla formazione della BILE, un succo digestivo chimico fisicamente definibile come una sospensione), SALI BILIARI e FOSFOLIPIDI. “Se l’alimentazione risulta particolarmente RICCA di colesterolo* è possibile che l’eccesso di questo lipidesteroide nella bile rompa l’equilibrio della sospensione”; per farla breve, l’alterazione dell’equilibrio di sospensione biliare favorisce la “precipitazione” (il deposito) del colesterolo che successivamente cristallizza per poi aggregarsi e formare i calcoli biliari.

Un altro fattore di rischio estremamente importante, e come il precedente strettamente correlato all’alimentazione del soggetto, è la ridotta motilità/contrattilità della cistifellea. Questa (che di per sé potrebbe essere patologicamente pigra) contraendosi rimescola e svuota la bile prevenendo la precipitazione del colesterolo. Considerando che la cistifellea viene sollecitata dai pasti ed in particolar modo da quelli contenenti GRASSI alimentari, se ne evince che: una dieta caratterizzata da lunghi periodi di digiuno… o anche semplicemente da lunghi periodi dietetici in carenza di lipidi… determina la riduzione della motilità della cistifellea che impedisce sia il rimescolamento che lo svuotamento della bile (stasi biliare), favorendo la precipitazione del colesterolo con successiva formazione dei calcoli biliari”.

E’ il caso di rammentare anche altri fattori di rischio per la formazione dei calcoli biliari dipendenti dall’alimentazione: dislipidemiediabeteobesità, terapie estrogeniche e programmi dimagrimenti eccessivamente rapidi.

Conseguenze

Nella maggior parte dei casi, i soggetti affetti da calcoli biliari rimangono lungamente privi di sintomi; in una minoranza delle casistiche, invece, possono manifestarsi: coliche biliari post-prandiali e vomito alimentare per una durata di 30-180′, nelle quali spesso è necessario intervenire con una terapia farmacologica a base di antispastici ed antidolorifici. Nelle situazioni più gravi può essere necessario rompere-rimuovere i calcoli o addirittura asportare l’intera cistifellea (colecistectomia). NB. L’esame di routine per la diagnosi dei calcoli biliari è l’ecografia addominale.

Alimentazione per i calcoli biliari

Il primo consiglio per limitare l’insorgenza dei calcoli biliari è quello di rientrare in normopeso; pertanto, in condizioni di sovrappeso od obesità si rende necessaria la terapia ipocalorica dimagrante NORMOripartita: 25-30% delle calorie fornite dai lipidi, il 13% dai protidi (o 0,75-1,2g di proteine per kg di peso corporeo), e la rimanenza dai glucidi.
In secondo luogo, l’alimentazione del soggetto DEVE essere mirata alla riduzione delle condizioni dismetaboliche di cui sopra, quindi utile al rientro nei parametri di normalità riferiti soprattutto a colesterolemiatrigliceridemia e glicemia.
Come già specificato, l’alimentazione del soggetto potenzialmente a rischio NON deve caratterizzarsi per lunghi periodi di digiuno, anzi, meglio se (dal punto di vista organizzativo) viene ripartita in almeno 5 pasti giornalieri.
E’ altresì consigliabile che il bilancio idrico apportato con l’alimentazione sia sufficiente a mantenenre l’idratazione; la bile è una sospensione ed in quanto tale si caratterizza anche per una porzione acquosa. Uno stato di disidratazione costante potrebbe favorire la precipitazione del colesterolo, pertanto si consiglia di curare

  1. la scelta degli alimenti con maggior quantità d’acqua (primi piattibrodosiortaggi e frutta)
  2. l’abitudine a bere circa 1ml di acqua per ogni kcal introdotta; ad esempio, in una dieta da 1800 kcal sono necessari almeno 1,8 litri d’acqua.

Alcuni studi statistici hanno poi dimostrato una correlazione tra dieta ricca di zuccheri raffinati, povera in fibra alimentare, ed alta incidenza di calcoli alla cistifellea. Probabilmente si tratta di un rapporto indiretto ma, a conferma di ciò, è emerso che le diete a prevalenza vegetariana (che al contrario di quanto si possa pensare NON sono IPOlipidiche) risultano maggiormente protettive rispetto a quelle con una maggior componente di alimenti di origine animale.
Si tenga anche conto che, nei pazienti lungo-degenti (peggio se alimentati per via parenterale), la contrattilità della colecisti risulta fortemente limitata dalla scarsità degli stimoli indotti dall’alimentazione, dalla postura e dall’assenza di movimento fisico.
Infine, si consiglia una regolare attività fisica la quale, probabilmente a causa delle sollecitazioni meccaniche e/o chimiche, favorisce il rimescolamento dei succhi biliari.

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